Interrogato a Milano ha ricordato che l’investimento ha già fruttato 15 milioni di euro

Inpgi – Sopaf: Camporese smonta tutte le accuse

Andrea Camporese

Andrea Camporese

MILANO – I 30 milioni dell’Inpgi investiti nelle quote del Fip, il Fondo immobili pubblici, hanno «già fruttato 15 milioni di euro», i 50 mila euro lordi di compensi per essere stato componente del comitato consultivo di Adenium sono stati «dichiarati al fisco e devoluti in beneficienza». E poi nessun conto svizzero su cui sarebbero confluiti soldi in nero ricavati dalla vendita di una villetta a Padova: le varie tranche sono state versate dall’acquirente con bonifici bancari su un conto corrente acceso presso Unicredit. Si è difeso così, ieri, in aula il giornalista Andrea Camporese, ex presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, tra gli imputati a Milano al processo sul crac di Sopaf.
Camporese, accusato di truffa e corruzione, davanti ai giudici della terza sezione del Tribunale di Milano, rispondendo alle domande del suo legale, l’avvocato Ciro Pellegrino, del presidente del collegio Flores Tanga e del pm Gaetano Ruta, ha spiegato che l’operazione sul Fondo Immobili Pubblici che gli è costata l’accusa di truffa «è stata profittevole» in quanto si è trattato di un investimento che ha prodotto oltre il 9% di utili l’anno.
Riguardo allo stipendio di 25 mila euro l’anno percepito nel 2011 e 2012 per la consulenza in Adenium, non solo ha precisato di aver lavorato partecipando alle riunioni (ha prodotto i verbali), ma di aver «dichiarato tutto al fisco». E infine, ha ripetuto che i soldi della vendita dell’immobile sono stati versati dall’acquirente con bonifici sul suo conto corrente in Italia, l’ultimo, 55 mila euro, all’atto del rogito nel 2015. Acquirente che ha confermato la versione di Camporese e di cui i verbali sono stati acquisiti agli atti del dibattimento.
Il pm Gaetano Ruta, come si legge nel capo di imputazione, ha contestato a Camporese le operazioni sul Fondo immobili pubblici con le quali avrebbe «consentito» a Sopaf «di realizzare una plusvalenza (…) pari ad euro 7.600.000» attraverso la controllata Adenium Sgr, di cui era amministratore delegato Andrea Toschi, suo coimputato nel processo così come, tra gli altri, Giorgio ed Aldo Magnoni.
L’ex numero uno dell’ente previdenziale dei giornalisti italiani, durante l’interrogatorio, ha però respinto tale accusa, precisando di aver disposto l’operazione tra fine 2008 e inizi 2009 con una delibera presidenziale. «Se non avessi agito in questo modo – ha in sostanza affermato in aula – avremmo perso la cedola dell’ultimo semestre del 2008 e cioè un milione di euro». Inoltre ha aggiunto «la mia delibera è stata poi ratificata dal consiglio di amministrazione all’unanimità».
Quanto al suo ruolo nel comitato di Adenium e ai 50 mila euro di compensi – che il pm fa rientrare sotto l’ombrello della corruzione – Camporese non solo ha dichiarato di aver svolto effettivamente il lavoro, ma di aver regolarmente pagato le tasse. Inoltre ha sottolineato che è prassi – ha fatto per altro alcuni esempi con nomi e cognomi – che presidenti e dirigenti di enti previdenziali siano remunerati per far parte di comitati di fondi di investimento. «Io l’ho fatto per quattro volte: una volta – ha detto rispondendo a una domanda del pm – ho rifiutato i compensi e un’altra volta non era prevista remunerazione. Non mi vergogno affatto di aver percepito questi denari. Non mi hanno cambiato la vita e, ci tengo a dirlo, li ho donati in beneficienza».
L’ex presidente di Inpgi ha poi smentito le dichiarazioni di Toschi che a verbale aveva parlato di un conto corrente svizzero aperto nel 2013 ma detenuto «fiduciariamente per conto di Camporese» e dove sarebbero transitati soldi in nero derivati dalla vendita dell’immobile. La signora che l’ha acquistato, e che ha confermato la versione del giornalista, ha versato tra l’accordo preliminare nel 2013 e il rogito del 2015, una tranche da 45 mila e due tranche da 150 mila euro con bonifici e da ultimo un assegno circolare da 55 mila euro.
Infine Camporese non ha negato di essere andato a giocare al casinò con Toschi, ma al massimo due volte. «Ho messo piede per la prima volta in un casinò a 40 anni e gioco ogni tanto e con soldi miei. Penso che sia molto più sano divertirsi in questo modo che in altri». Infine ha tenuto a rimarcare: «Al signor Toschi non ho mai chiesto né ricevuto nulla che fosse illecito e non ho mai avuto con lui rapporti che possano definirsi “strani”». (ansa)

I commenti sono chiusi.