Claudio Fava ricorda il padre e ritiene dovuta e dignitosa la “Bacchelli” a Orioles

“Il sacrificio di Pippo Fava non è stato inutile“

Claudio Fava

Claudio Fava

Riccardo Orioles

Riccardo Orioles

CATANIA – Catania oggi ha ricordato Giuseppe Fava, il giornalista ucciso trentatré anni fa dalla mafia. Alle 17 il presidio alla lapide in ricordo di quel 5 gennaio del 1984 quando Pippo Fava si stava recando a teatro per le prove della nipotina e fu ucciso nella sua Renault 5 da un picciotto del clan Santapaola. Tra i presenti anche il figlio Claudio.
“Non è stato inutile – ha spiegato ai cronisti che gli chiedevano se dopo 33 anni il «sacrificio» di Pippo Fava fosse stato inutile – e lo dimostra anno dopo anno, giorno dopo giorno come questa storia sia diventata una storia collettiva utile a tanti. E anche come sia cresciuta una generazione di giornalisti che hanno oggi l’età che avevamo noi quando eravamo i figli di Giuseppe Fava e che tengono alto l’onore, la dignità e la determinazione di questo mestiere qui e ovunque. Credo che sia la cosa più significativa che vada ricordata e raccontata”.
In un giorno dedicato alla memoria come per Catania è il 5 gennaio, una notizia a margine, ma non per questo meno importante è stata anche la consegna, fissata per la prossima settimana, da parte della Federazione nazionale della stampa e dell’Ordine dei giornalisti, delle firme (oltre ventiseimila) per concedere i benefici della legge Bacchelli al giornalista Riccardo Orioles, uno a dei collaboratrori più stretti di Pippo Fava.
Orioles, come è nel suo stile, non ha voluto dire una sola parola. È rimasto in silenzio. Come del resto i tanti che hanno partecipato. “Questa sera – ha spiegato Claudio Fava – mi sembra importante non solo celebrare liturgicamente una memoria, ma dare il senso concreto a quello che è accaduto e ricordare le decine di migliaia di firme, già ventottomila, per concedere i benefici della legge Bachelli a Riccardo Orioles. Mi sembra una cosa dovuta e dignitosa. Se c’è qualcuno più degli altri ha rappresentato questi anni, le ragioni di quella battaglia professionale e civile e che si è speso per 35 anni a insegnare questo mestiere agli altri, questo è Riccardo”. (agi)

 

 

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