Capita andando in banca: tra le categorie dei professionisti, la nostra non c’è!

I giornalisti, questi sconosciuti

fantasmiROMA – Come se già non bastassero la crisi, la precarietà di stipendi e contratti, l’invadenza onnivora dei social network dove tutti, ma proprio tutti, si sentono in diritto – talvolta quasi in dovere – di dire la propria, ecco che i giornalisti devono incassare un altro colpo. E fare i conti con un’identità sempre più rarefatta, anzi, in questo caso inesistente: ce ne accorgiamo, ad esempio, andando in banca per sottoscrivere un nuovo contratto per il conto corrente o stipulare un mutuo o per qualsivoglia operazione che richieda di compilare il questionario predefinito dall’Istituto di riferimento.
Ecco, l’amara sorpresa è che, tra le categorie professionali contemplate dalla maggior parte degli istituti di credito italiani, alla voce “giornalista” non corrisponde un cippalippa. Zero, niente, il giornalista non esiste come professionista degno di essere catalogato al pari degli operai, degli impiegati, dei dipendenti pubblici e via dicendo.
L’unica gioia – una delle poche, visti i tempi che corrono, – è per i freelance: possono mettere la crocetta su “libero professionista”. Peccato che poi, sul conto corrente, questa crocetta inciderà ben poco.
Agli altri, a tutti gli altri, giornalisti con contratto, giornalisti dipendenti di mamma Rai come di un’azienda privata, non resta che accontentarsi di essere inclusi tra generici “altri dipendenti” o, come suggerisce la signora allo sportello, tra gli “impiegati”: “Non le va bene se la ‘metto’ come impiegata? Mi dispiace, ma il giornalista qui non esiste”. E pensare che, fino a qualche generazione fa, il nostro lo chiamavano il quarto potere. (n.g. giornalistitalia.it)

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