A Perugia appello dei genitori che bacchettano i giornali “scorretti e invadenti”

Giulio Regeni non è un caso isolato

Claudio e Paola Regeni, i genitori di Giulio, ucciso in Egitto

Claudio e Paola Regeni, i genitori di Giulio, ucciso in Egitto tra gennaio e febbraio 2016

PERUGIA – “Giulio è stato sequestrato, torturato in modo ripetuto e ucciso. Dobbiamo dare alle cose il loro nome. La nostra famiglia e gli amici di Giulio stanno facendo i conti con queste verità da 14 mesi”. Lo ha dichiarato Paola Deffendi Regeni, madre di Giulio, durante il panel “Verità e giustizia per Giulio Regeni (e non solo)”, uno degli eventi più attesi del Festival del Giornalismo in corso a Perugia.
Verità per Giulio Regeni“Il «caso Regeni» è un’espressione che hanno inventato i giornalisti e che mi fa arrabbiare. La stampa ha avuto un ruolo molto importante nella vicenda e ringrazio molti giornalisti. Alcune testate – ha denunciato Paola Regeni – sono state molto invadenti e scorrette nei primi tempi. I giorni dopo l’uccisione di Giulio, due quotidiani hanno saccheggiato tutto quello che hanno trovato sui social degli amici di mio figlio e ne hanno dato un’immagine non veritiera. Abbiamo speso 12 mesi a far capire chi fosse davvero Giulio Regeni”.
Sono passati 14 mesi dall’uccisione del ricercatore italiano, collaboratore del quotidiano il Manifesto,  e “durante tutto questo tempo abbiamo scoperto che la storia di Giulio non è un caso isolato. In Egitto sono scomparsi e continuano a scomparire tanti ragazzi. Per questo continuiamo a batterci per la ricerca della verità: anche Giulio, al nostro posto, l’avrebbe fatto”, ha concluso Paola Regeni.

Giulio Regeni

Giulio Regeni

“In molti ci chiedono di cedere sul ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo, ma noi non ci pensiamo nemmeno”, ha dichiarato invece Claudio Regeni, padre di Giulio, secondo il quale “si tratta dell’unica azione concreta nei confronti dell’Egitto, insieme al blocco delle forniture per la costruzione di azioni militari”. “Da mesi – ricorda Regeni – stiamo cercando di coinvolgere nella nostra causa gli altri Paesi europei, ma fino ad oggi non abbiamo ricevuto risposte. Giulio era prima di tutto cittadino europeo ed è cresciuto con un’educazione internazionale e multiculturale”. (agi)

 

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