Nell’ultimo decennio sono 26 gli omicidi di cui ancora non si conosce l’assassino

Giornalisti uccisi, il triste primato della Somalia

Mohamed Ibrahim

Mohamed Ibrahim

NEW YORK (Usa) – È la Somalia il Paese dove, negli ultimi dieci anni, gli omicidi dei giornalisti restano impuniti. Nella classifica redatta dal Committee to protect journalists, lo Stato africano è al primo posto seguito da Siria, Iraq, Sudan del Sud, Filippine, Messico, Pakistan, Brasile, Russia, Bangladesh, Nigeria e India.
In questa terribile classifica, per il terzo anno consecutivo, la Somalia è risultata come Paese leader nel mondo dove le morti dei giornalisti assassinati non vengono punite. I dati vengono diffusi dalla sede internazionale del Cpj da New York e contenute nell’impietoso rapporto dal titolo “Evitare l’omicidio”. Sono ben 26, infatti, i giornalisti uccisi in Somalia nel decennio 2007-2017 e di cui ancora non si conosce la mano assassina.
Secondo i dati dell’Onu, riferiti allo stesso periodo, sono almeno 930 giornalisti assassinati in tutto il mondo e durante questo decennio, solo uno su 10 casi hanno avuto un colpevole. Nei primi 9 mesi del 2017 sono 60 i lavoratori dei media che hanno perso la vita.
In Somalia, a finire nel mirino (in tutti i sensi), sono i giornalisti che si occupano della politica e questo perché il Paese vive una guerra civile negli ultimi dieci anni e hanno dovuto fare i conti con la brutale mano del gruppo militante islamico ed estremista di al-Shabab. Dalla guerra civile esplosa nello Stato africano nel 1991, sono 64 i giornalisti somali uccisi perché svolgevano il loro e fra questi ce ne sono 39 che si occupavano di politica, 29 invece di guerra. I dati di Committee to protect journalists attestano che gli assassini, quando sono stati individuati, appartenevano a gruppi politici.
Mohamed Ibrahim, segretario generale dell’Unione giornalisti somali e già corrispondente per Bbc e Reuters, racconta di essere stato minacciato e aggredito diverse volte da militanti di al-Shabab e da esponenti del governo oltre ad essere sopravvissuto agli attentati, sempre per mano di al-Shabab, al parlamento somalo nel 2010 e sulla spiaggia di Mogadisco nel 2016.
«I giornalisti sono spesso presi di mira perché sostengono i loro diritti e quelli della popolazione, quindi so che è un ambiente ad alto rischio. – ha detto ai colleghi dell’edizione internazionale di Huffington Post da Mogadiscio commentando i dati di questa triste classifica – Tanti giornalisti come me hanno rischiato la loro vita per servire la gente e veicolare le informazioni che hanno il diritto di sapere». (giornalistitalia.it)

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