A Gerusalemme negli scontri scoppiati nella “Giornata di collera” palestinese

Ferito dalla polizia il giornalista Carlo Paris

Carlo Paris

Carlo Paris

GERUSALEMME (Palestina) – Non sono bastati i tremila agenti di polizia dislocati a Gerusalemme per contenere la “Giornata di collera” palestinese e al termine delle preghiere del venerdì nella moschea al-Aqsa si sono avuti nuovi disordini con decine di feriti, fra cui il corrispondente della Rai Carlo Paris. È stato colpito da una granata assordante lanciata dalla polizia che gli ha procurato un’ustione ad una gamba. Colpiti anche l’operatore tv israeliano e la producer palestinese. In Cisgiordania e Gaza si sono verificati nuovi disordini in cui due palestinesi sono stati uccisi dell’esercito. Un altro palestinese è morto in un ospedale a Ramallah.
“Come sempre in questi giorni – ha detto Paris all’Ansa – stiamo raccontando gli scontri direttamente dalle strade di Gerusalemme. Si corre qualche rischio, ma l’effetto televisivo è sicuramente molto forte”. Poi la sua ricostruzione: “La polizia stava caricando un gruppo di giovanissimi manifestanti palestinesi quando ha cominciato a sparare una serie di granate assordanti. Tre di queste ci hanno colpito mentre eravamo proprio di fronte alla Porta dei Leoni”. È il punto di maggiore frizione fra la polizia e i fedeli diretti alla Spianata delle Moschee. Là, il 14 luglio, tre assalitori palestinesi hanno freddato due agenti israeliani, prima di essere abbattuti.
«Siamo stati soccorsi inizialmente dal pronto soccorso palestinese – ha detto ancora Paris. – Poi sono arrivate due ambulanze, una israeliana e una palestinese, che ci hanno condotto nei rispettivi ospedali”. La producer palestinese ha avuto bisogno cure prolungate.
Oggi Gerusalemme era ancora una città sotto assedio, con posti di blocco, transenne, strade chiuse al traffico. Il tutto per impedire che decine di migliaia di persone sciamassero nella Spianata, dopo i tumulti di ieri. Nella Città Vecchia erano ammessi solo fedeli di oltre 50 anni. Quanti sono stati respinti, molte migliaia, hanno tenuto preghiere nelle strade circostanti.
Sulla Spianata sono entrate diecimila persone, e molte centinaia hanno affollato l’edificio della Moschea al-Aqsa. Doveva essere una giornata di collera, ma ieri si è aggiunto fra i palestinesi anche un senso di orgoglio per aver «piegato» la polizia israeliana, costretta – sotto pressione del Waqf (l’ente per la protezione dei beni islamici in Palestina) – ad annullare le misure straordinarie di sicurezza di Benyamin Netanyahu. La bandiera palestinese issata ieri, brevemente, sulla moschea al-Aqsa campeggia nella stampa palestinese odierna. Quelle di oggi sono state definite così come “manifestazioni di vittoria”.
Al termine delle preghiere del venerdì incidenti si sono verificati in Cisgiordania e ai margini della striscia di Gaza. Un ragazzo di 24 anni è stato abbattuto nel Gush Etzion (Betlemme) dopo che si era lanciato con un coltello contro i soldati. Secondo Israele, era un malato di mente “sobillato intenzionalmente” da attivisti palestinesi. Presso Gaza un ragazzo di 17 anni è stato colpito a morte da soldati mentre con altri dimostranti cercava sabotare recinti di confine.
In nottata è morto un altro giovane palestinese, Mohammed Kanaan. “Un martire di scontri con l’esercitò” dice al-Fatah, mentre Israele sostiene sia morto in una lite fra vicini.
Nel frattempo la Spianata delle Moschee cerca di tornare alla normalità. Israele ha rimosso i metal detector e le telecamere di sicurezza, e ha rinunciato alle ispezioni corporali. Secondo gli osservatori si tratta di una vittoria eclatante del Waqf, riuscito – grazie al sostegno della popolazione di Gerusalemme – a ribadire che lo status quo nella Spianata non si tocca.
Dalla vicenda escono ridimensionati Netanyahu, il presidente Abu Mazen ed i rapporti fra Israele e Anp che restano congelati. In particolare Abu Mazen si vede costretto ad elaborare una nuova politica. Nei mesi scorsi aveva scelto di confrontarsi con Hamas, perorando il sostegno di Israele. Poi aveva assecondato gli sforzi Usa per la ripresa di negoziati. Ora prova freddezza non solo verso Israele, ma anche con Egitto e Giordania. E da Ramallah segue con apprensione la progressiva penetrazione a Gaza del suo amaro rivale Mohammed Dahlan. (Ansamed).

Massimo Lomonaco ed Aldo Baquis

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