Andrea Lodato nel mirino “perché aveva parlato male” di Nitto Santapaola

Così la mafia voleva uccidere un giornalista

Da sinistra Benedetto “Nitto” Santapaola e il giornalista Andrea Lodato

CATANIA – Un attentato per uccidere il giornalista Andrea Lodato, del quotidiano La Sicilia. A progettarlo, ngli anni Novanta a Catania, era stata Cosa nostra “perché aveva parlato male di Benedetto Santapaola”. È stato il giorno del pentito Maurizio Avola, oggi teste dell’accusa, davanti alla prima sezione penale di Catania, nel processo per concorso esterno all’associazione mafiosa a carico dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo.
A dare l’incarico al killer sarebbe stato il nipote del capomafia, Aldo Ercolano, e il suo braccio destro Marcello D’Agata. La missione di morte, però, all’ultimo saltò. La cosca Santapaola “da tempo aveva problemi col giornale che si stava comportando male nei nostri confronti, ci stava dando disturbo”, ha aggiunto il pentito che poco prima aveva definito il direttore un “amico dalla cosca”.

Mario Ciancio Sanfilippo

Il “pentito” ha anche parlato di un attentato da compiere, tra il 1987 e il 1988 alla Tv privata Telecolor, allora non di proprietà del gruppo Ciancio, che “collegava Santapaola e Ercolano all’omicidio del sindaco Vito Lipari”, ma “dopo un incontro con un dirigente della televisione si chiarì la vicenda e tutto finì”.
Un altro “pentito”, il boss Natale Di Raimondo, ha sostanzialmente confermato le dichiarazioni rese nei precedenti interrogatori. È stato invece più volte “contestato”, sia dal Pm Antonino Fanara, sia dal collegio di difesa, presente in aula con gli avvocati Carmelo Peluso e Francesco Colotti, l’ex reggente del clan dei Laudani, Pippo Di Giacomo, che ha contraddetto, a volte ribaltandole, le dichiarazioni precedentemente verbalizzate dall’accusa. Per questo agli atti del processo entreranno le trascrizioni integrali della deposizione di oggi e dei precedenti verbali di Di Giacomo.
Assente il boss “pentito” Alfio Luciano Giuffrida, sono stati acquisiti i suoi verbali. Infine il “colletto bianco” Francesco Campanella, legato a Cosa nostra di Palermo, ha detto di non essere a conoscenza dei particolari sulla realizzazione di centri commerciali nel Catanese e di avere solo organizzato un incontro tra l’imprenditore Marussig e l’allora vice sindaco Raffaele Lombardo. Il processo è stato aggiornato al 3 luglio alle 15 con l’audizione del pentito Di Carlo. (agi)
Solidarietà al giornalista Andrea Lodato e alla redazione di Telecolor è stata espressa dal Gruppo siciliano dell’Unci. “Le parole del pentito Avola – ha dichiarato, infatti, il presidente dei cronisti siciliani – non possono che sollevare profondo sconcerto. Ai colleghi vada il pieno sostegno e la piena solidarietà del Gruppo siciliano, affinché non si sentano mai soli mantenendo sempre alta la guardia a difesa della democrazia”.
Solidarietà anche dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dall’Associazione Siciliana della Stampa che, attraverso i rispettivi segretari, Raffaele Lorusso e Roberto Ginex, auspicano che “sulla vicenda venga fatta chiarezza quanto prima” e restano “a completa disposizione” dei colleghi siciliani per qualunque ulteriore iniziativa dovessero decidere di intraprendere. (giornalistitalia.it)

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