La VI edizione agli autori di “Teoria delle ombre” (Adelphi) e “Apri gli occhi” (Tea)

Cortina d’Ampezzo premia Maurensig e Righetto

Paolo Maurensig

Paolo Maurensig

Matteo Righetto

Matteo Righetto

CORTINA D’AMPEZZO (Belluno) – Consegnato a Paolo Maurensig, autore del libro “Teoria delle ombre” (Adelphi Edizioni), il VI Premio Cortina d’Ampezzo per la narrativa presieduto da Vera Slepoj. A Matteo Righetto con “Apri gli occhi” (Tea) è andato, invece, il Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo.
La cerimonia di premiazione, condotta da Angela Pederiva, giornalista del Corriere del Veneto, si è svolta all’hotel Eden di Cortina d’Ampezzo, alla presenza dei presidenti delle due giurie, Gian Arturo Ferrari per il “Cortina d’Ampezzo” e Arrigo Petacco con Marina Valensise per il “Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo”. Ai vincitori sono andati mille euro ciascuno eden paio di occhiali Salmoiraghi&Viganò.
Finalisti del premio, nella sezione narrativa italiana, anche: Luciano Canfora con “Tucidide” (Laterza) e Diego De Silva con “Terapia di coppia per amanti” (Einaudi), mentre  per il Premio della Montagna: Antonio G. Bortoluzzi con “Paesi alti” (Biblioteca dell’Immagine) e Wally Dall’Asta con “L’amaro sapore del mallo (Tabula Fati).
A conclusione della manifestazione, alle pendici delle magiche Cinque Torri di Cortina, due esemplari di pino cembro sono stati piantati in onore dei libri vincitori con una targa che ricorderà titolo e autore dell’opera, per l’iniziativa l’Albero delle Parole, realizzata in collaborazione con il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.
Le motivazioni
«Romanzo sfuggente, tra inquietudine e angoscia, “Teoria delle ombre” incrocia due linee narrative convergenti. Mai come stavolta Maurensig è riuscito a fondere così perfettamente il contenuto narrativo, che in questo caso è giallo, con la metafora costitutiva della sua intera attività di scrittore, il gioco degli scacchi»
In “Apri gli occhi”, «la Montagna è molto più che lo sfondo, poiché diventa un personaggio a parte intera del dramma stesso e finisce per incarnare il ruolo del demiurgo. E le domande sul senso della vita e sulla natura vera dell’amore più che le risposte sono quanto di più prezioso Righetto consegna al lettore». (giornalistitalia.it)

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