Campanello d’allarme che dimostra quanto siano temibili le ingerenze delle ‘ndrine

Caso Albanese, il “prezzo” della libertà di stampa

Luciano Regolo

Luciano Regolo

REGGIO CALABRIA – Le misure di protezione disposte per il collega Michele Albanese, giornalista del Quotidiano del Sud e collaboratore dell’Ansa per la zona della Piana, impegnato con coraggio, serietà e rigore nell’informazione sui fatti di mafia, sono un nuovo campanello d’allarme che mostrano con chiarezza come sia a serio rischio la libertà di stampa in Calabria e quanto siano temibili le ingerenze delle ‘ndrine.
Ogni volta che si squarcia l’omertà la reazione si fa più violenta. Di qui l’importanza di sostenere con ogni mezzo e non permettere mai l’isolamento dei giornalisti che non si lasciano intimorire.
È un segnale importante, da questo punto di vista, la telefonata ad Albanese di Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, per esprimergli solidarietà e vicinanza dopo le minacce subite. «Gli ho assicurato», ha dichiarato l’onorevole Bindi, «l’attenzione della Commissione alla sua personale vicenda e, più in generale, alla condizione dei cronisti minacciati o intimiditi dalle mafie.
Un gruppo di lavoro, presieduto dal vicepresidente Fava ha iniziato proprio oggi ad approfondire questo versante della lotta alla criminalità organizzata. Le mafie prosperano grazie all’omertà e al silenzio e il giornalismo d’inchiesta ha spesso giocato un ruolo essenziale per fare luce su fatti e vicende anticipando il lavoro degli stessi inquirenti».
Oggi, infatti, sono stati ascoltati Lucio Musolino, corrispondente de “Il Fatto Quotidiano” ed Enrico Bellavia che lavora per “la Repubblica”, entrambi bersaglio di minaccie e intimidazioni.
Sui pericoli e le ritorsioni vissuti da Albanese sono intervenuti il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, ed il vicesegretario Carlo Parisi, che è anche segretario del Sindacato Giornalisti Calabria, esprimendo «inquietudine». Siddi e Parisi sottolineano che «chi, nella malavita, indica come nemico il giornalista, offende l’intera comunità perché mette a rischio una persona che lavora con dignità e rigore morale e professionale. È grave che in una società civile ci siano questi fatti che colpiscono persone che, con il loro lavoro, da api operaie, sono simbolo di un impegno per il riscatto morale della comunità di cui fanno parte».
Tutto ciò conferma quanto fuori luogo, oltre contesto e persino rischioso, sia stato l’attacco sferrato ieri contro il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Cafiero De Raho, dal direttore de “Il Garantista”, Sansonetti, il quale dipingeva i giornalisti che si sono levati contro l’inchino al boss della processione di Oppido Mamertina (fra i quali Musolino) come marionette della magistratura. Addirittura un non senso visto che quella della processione “inquinata” era una notizia che ha allertato i magistrati e non il contrario.
Esprimo, a nome di tutta la redazione dell’Ora della Calabria, il mio sostegno ad Albanese e lo rinnovo a tutti gli altri colleghi che sono stati intimoriti, minacciati o vessati in vario modo da mafie e potentati occulti che operano sul nostro territorio, spesso favoriti da silenzi, interessi privati e timori vari.
Il tema della libera informazione in Calabria è molto serio, così delicato da non dover rispondere né a strategie di marketing né a opportunismi, né ad alterigie e manie di protagonismo di sorta. Al contrario richiede l’unità e la solidarietà dell’intera categoria per non indebolire, ma anzi incoraggiare ogni cronista a proseguire nel suo lavoro senza paura, contribuendo così al risveglio delle coscienze dell’intera comunità regionale.
Accanto alle violenze o alle minacce più visibili, contro la stampa libera, ci sono quelle silenziose perpretate grazie ad assoggettamenti, accorduni, infiltrazioni nei posti chiave, compiacenze dettate da svariate ragioni. Per questo concordo pienamente con quanto scrive oggi il direttore del “Corriere della Calabria”, Paolo Pollichieni: l’unico garantismo possibile nel nostro scenario dev’essere verso i lettori che hanno diritto di conoscere la realtà nella sua crudezza e nella sua oscurità per potersi liberare finalmente da un giogo intollabile ed iniquo.

Luciano Regolo
direttore dell’Ora della Calabria

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