La concessione vieta l’utilizzo dei ricavi per attività svolte in regime di concorrenza

Canone Rai solo per attività di servizio pubblico

Canone RaiROMA – “Soddisfazione per la nuova concessione Rai che si attendeva da più di vent’anni” è stata espressa dal Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, secondo il quale “si tratta di un testo fortemente innovativo sotto molteplici aspetti a cominciare dalla previsione di un nuovo piano editoriale e caratterizzato dalla separazione delle attività di servizio pubblico rispetto a quelle di mercato”.
“Il nuovo modello concessori – spiega Calenda – permetterà di realizzare un uso più efficiente delle risorse, un miglioramento del servizio e la razionalizzazione degli assetti industriali e finanziari”.
In particolare, si stabilisce che la concessione ha durata decennale e che il contratto di servizio sarà stipulato ogni 5 anni e potrà definire durata e ambito dei diritti di sfruttamento radiofonico e televisivo negoziabili dalla società concessionaria.
La concessione comprende la diffusione dei programmi tramite digitale terrestre e tutte le altre piattaforme distributive. L’azione della Rai deve rigorosamente rispettare principi di completezza, obiettività, indipendenza, imparzialità e pluralismo, promuovendo le pari opportunità tra uomini e donne e assicurando il rigoroso rispetto della dignità della persona, nonché della deontologia professionale dei giornalisti.
Nel nuovo testo, in cui si fa riferimento per la prima volta, oltre ai programmi radiofonici e televisivi anche al cd. servizio pubblico multimediale, si stabiliscono alcuni importanti principi quali:
a) la richiesta alla società concessionaria di realizzare un piano editoriale coerente con la missione e gli obblighi del servizio pubblico radiotelevisivo che può prevedere la rimodulazione del numero dei canali non generalisti con l’obiettivo di perseguire efficientamento, riduzione dei costi, valorizzazione delle risorse interne;
b) la previsione della necessità di garantire un uso più efficiente delle risorse, attraverso un piano di riorganizzazione dell’informazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche ed il rispetto del divieto assoluto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni.
Ai fini della determinazione dei costi sulla cui base è parametrato annualmente il canone di abbonamento, si prevede che l’Agcom ed il Mise, ciascuno per le rispettive competenze, verifichino annualmente la realizzazione degli obiettivi di efficientamento e razionalizzazione indicati nel contratto nazionale di servizio, l’attuazione del piano editoriale, il rispetto delle norme in materia di affollamento pubblicitario, nonché la distribuzione fra i canali trasmissivi dei messaggi pubblicitari e la corretta imputazione dei costi da parte della società concessionaria.
In base alla nuova Convenzione, inoltre, il bilancio della Concessionaria deve prevedere una contabilità separata per i ricavi derivanti dal gettito del canone e gli oneri sostenuti nell’anno solare precedente per la fornitura del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale rispetto ai ricavi delle attività svolte in regime di concorrenza. Tale contabilità separata viene soggetta a controllo da parte di una società di revisione.
È fatto, infine, divieto alla società concessionaria di utilizzare, direttamente o indirettamente, i ricavi derivanti dal canone per finanziare attività non inerenti al servizio pubblico generale radiotelevisivo. (giornalistitalia.it)

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