Durante l’arresto di Santo Vottari. La Fnsi: “Le istituzioni non lascino soli i cronisti”

Calabria, giornalista aggredita dal figlio del boss

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria aprono il bunker in cui si nasconde Santo Vottari

REGGIO CALABRIA – Ennesima intimidazione ai danni di una giornalista calabrese. A denunciarla è la Federazione nazionale della stampa italiana, con il presidente Giuseppe Giulietti, il segretario generale Raffaele Lorusso e il segretario generale aggiunto Carlo Parisi, che, esprimendo solidarietà alla collega, tiene alta l’attenzione su un fenomeno diffuso e che evidenzia la grave condizione di pericolo nella quale sono costretti a lavorare gli operatori dell’informazione, soprattutto in zone ad alta densità mafiosa.
Mentre i carabinieri tiravano fuori dal bunker Santo Vottari, fino a ieri, giorno della cattura, nella lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia e dei 50 d’Europa, coinvolto nella lunga faida di San Luca culminata nella strage di Duisburg del ferragosto 2007, un’operatrice della Tgr Rai della Calabria si trovava a fare i conti con il figlio del boss. Che, minacciandola nel tentativo di impedirle di varcare la soglia dell’abitazione di contrada Ricciolino di Benestare, in provincia di Reggio Calabria, e riprendere l’uscita del padre dal bunker, l’ha, dapprima, spintonata e poi le ha lanciato contro un oggetto, una torcia elettrica.
Durante la perquisizione, infatti, prima dell’uscita del latitante dalla propria abitazione, il figlio di Vottari ha, in un primo momento, messo le mani davanti alla telecamera e dato uno spintone all’operatrice Rai, contro la quale, poi, ha lanciato un oggetto: una piccola torcia che, per fortuna, l’operatrice è riuscita a schivare.
«Documentare ciò che accade nel territorio – osservano Giulietti, Lorusso e Parisi –, specie i fatti di cronaca più eclatanti, è la strada giusta percorsa da tanti colleghi che, quotidianamente, rischiano la pelle perché fanno bene il proprio lavoro. La strada della verità, però, non può essere percorsa in solitudine dai giornalisti, ma impone il serio impegno di tutte le istituzioni chiamate a dimostrare con i fatti che, in materia di libertà di stampa e non solo, la democrazia non è un optional».(giornalistitalia.it)

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