Cardani (Agcom) invita i social al tavolo delle “face news”, ma si appella alla scuola

Bufale: più che leggi occorre educazione civica

Angelo Cardani

Angelo Cardani

ROMA –  L’Agcom ha invitato Facebook, Twitter e altri social network a partecipare ad un tavolo sulle cosiddette “fake news”, cioè le notizie prive di fondamento che circolano sul web. Lo ha detto all’Agi il presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani, a margine del convegno “L’impatto delle piattaforme web sulla libertà d’informazione e il pluralismo nel settore dei media. Fake news e altre sfide regolatori e”, che si è tenuto oggi a Roma, nella sede dell’Agcom.
“Vogliamo sentire cosa ci dicono su questo tema, che é relativamente nuovo”, ha spiegato Cardani precisando che “se il tavolo va avanti come previsto” entro la fine di quest’anno l’Agcom pubblicherà un rapporto “che sarà una sintesi di questo confronto e che sarà destinato a tutti i soggetti esterni interessati, compreso ovviamente il legislatore”.
“La mia convinzione – ha sottolineato Cardani – è che quella delle fake news sia una battaglia molto difficile. In questi giorni si parla della soluzione che sta trovando la Germania (quella di multe molto elevate nei confronti delle piattaforme che non rimuovono le fake news, ndr), ma io non conosco i dettagli di questa proposta e non posso dunque commentarla. Ad ogni modo, personalmente, credo una cosa: che sia corretto punire severamente i professionisti dell’informazione. Infatti, se un cittadino qualsiasi racconta una balla è una cosa, ma se lo fa un lavoratore dell’informazione è un’altra. I giornalisti professionisti hanno un dovere etico-professionale maggiore. Ma il gestore di un blog ha lo stesso dovere? Dipende da chi è, se è un professionista oppure no. La legislazione in questo senso va, dunque, trattata ovunque con estrema cautela, perché non sarebbe giusto finire per schiacciare degli individui marginali, mentre poi i professionisti della «disinformatia» se la cavano. Comunque sia, penso che la legge tedesca avrà un grandissimo pregio: ci permetterà di sperimentare gli effetti che produce”.
Come si risolve allora il problema della condivisione delle bufale? “Non si risolve – ha risposto il numero uno dell’Agcom – perché l’unico modo per risolverlo sarebbe avere una educazione corretta delle persone, che purtroppo l’umanità sta perdendo. Quando ero a scuola c’era una materia, educazione civica, che prendevamo tutti sotto gamba. Se fatta bene, questa dovrebbe essere la materia principale di studio nelle scuole di ogni ordine. Passare certi valori è infatti importantissimo”.
Per Cardani occorre, ad ogni modo, distinguere i soggetti: “Se uno che gestisce un blog amatoriale ha delle caratteristiche che lo paragonano al gestore di Facebook, beh io non me la sento di pensare che la stessa legge si applichi a entrambi e nemmeno il legislatore lo farà. Ma una volta che abbiamo stabilito i due casi polari, la domanda «dove tiriamo la linea?» è assolutamente evidente. Io spero che ci sia saggezza nel legislatore nello stabilire dove tirare questa linea. Il problema è sempre quello. E la pena deve essere sempre proporzionale al danno sociale”.
Cardani ha, infine, osservato: “Siamo in un momento in cui c’è una tendenza ad accreditare un elemento disgregatore della società, che è: “non possiamo più credere a nulla”. Questo perché molto spesso abbiamo scoperto che la cosa che leggiamo o sentiamo è  falsa. Dove falsa ha una valenza di «non vera». Allora dalla situazione in cui tutti gioviamo per l’aumento delle fonti informative e per l’abbassamento del costo dell’informazione passiamo ad una «indigestione», dovuta non tanto alla quantità, ma alla quantità di roba avariata che circola. E c’è il rischio di una fortissima disgregazione della società perché non si crede più a nulla”. (agi)

 

 

 

 

 

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