È morto al Teatro Municipale di Reggio Emilia durante le prove di uno spettacolo

Addio al giornalista Mario Vighi, 62 anni

Mario Vighi

REGGIO EMILIA – È morto, dopo una lunga malattia, il giornalista Mario Vighi, 62 anni, da circa vent’anni responsabile dell’Ufficio stampa, comunicazione e promozione della Fondazione “I Teatri di Reggio”.
Nato a Parma nel 1956, aveva lavorato per Telereggio e Retemilia (della quale è stato anche direttore) ed era approdato a “I Teatri” dopo una breve esperienza nella redazione locale del quotidiano “l’Unità”.
La morte è avvenuta nel Teatro Municipale di Reggio Emilia, durante le prove di uno spettacolo. Vana la corsa del 118, i cui medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso per i problemi cardiocircolatori che accusava da tempo.
“Mario Vighi, il combattente, ci ha lasciato. Per noi era Mario e basta – lo ricordano colleghi e amici della Fondazione I Teatri – E in teatro che Mario, ogni giorno, da 20 anni, ha combattuto innanzitutto per le idee, con stile, immensa intelligenza, e perciò senza bisogno di diplomazie. L’energia culturale, la carica umana, il guizzo che non t’aspetti e cambia il modo di vedere le cose: sono doti che ce lo hanno reso fratello e indimenticabile – mentre ancora non ci rendiamo conto che se n’è andato. Mario ha agito su tanti campi di battaglia, il giornalismo, la letteratura, la politica, ma i più lo piangeranno semplicemente perché Mario era Mario. E un grande umanista anarchico, sappiamo che questo gli piacerà. Ciao, sarai sempre con noi”.
Anche il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, ricorda che al grido “Siate felici”, «generazioni di spettatori e amici de I Teatri sono stati accompagnati, per anni, dalla voce di Mario Vighi, nel momento del “buio in sala”. Proprio lui, giornalista di razza nato a Parma ma cresciuto professionalmente a Reggio Emilia, dove aveva guidato da direttore l’emittente Retemilia in un’epoca in cui scrivere significava battere sui tasti della mitica “Olivetti lettera 22”, si rivolgeva bonariamente ai più giovani ricordando loro di “assicurarsi di aver spento i cellulari” e li introduceva alla magia delle rappresentazioni dal vivo al Valli.
Mario da oggi non c’è più: ci ha lasciati per un malore proprio mentre si trovava dentro quella che, nel corso dei decenni, era diventata la sua seconda casa, il più importante teatro cittadino, di cui era il capoufficio stampa sin dai tempi della presidenza di Elio Canova. Aveva appena “licenziato” la nuova stagione dell’opera lirica, inviando i materiali stampa alle redazioni e mi piace immaginarlo alla sua scrivania, fra ritagli di quotidiano, libretti di sala e volumi di letteratura sparsi alla rinfusa, in un caos creativo che era il suo mondo da sempre». (giornalistitalia.it)

I commenti sono chiusi.