A lungo tra le colonne dello Sport all‘Ansa, amatissimo dai colleghi, aveva 78 anni

Addio a Gianni Capitani, il dandy trasteverino

Gianni Capitani (Archivio Ansa)

Gianni Capitani (Archivio Ansa)

ROMA – È morto nella notte a Roma, dove era nato nel 1939, Gianni Capitani, giornalista brillante e a lungo tra le colonne della redazione sportiva dell’Ansa, nella quale è arrivato a ricoprire il ruolo di vice capo struttura. Dopo gli esordi negli anni Sessanta a Paese Sera e alla Gazzetta dello Sport, Capitani approdò a via della Dataria, dove fu modello di stile non solo nella scrittura ma anche negli interessi e nei rapporti umani.
Sapeva fare spogliatoio, si sarebbe detto a quei tempi, ed i giovani colleghi lo adoravano anche quando lo dovevano riportare alla realtà dei tempi frenetici della giornata di notiziario da costruire e impaginare.
Lui che era nato prima della guerra, aveva assorbito con nonchalance il passaggio dalla macchina per scrivere al computer portatile, che infilava in raffinate borse abbinate agli abiti estrosi ed eleganti con i quali affrontava anche le trasferte più impervie.
Era un dandy trasteverino, d’altra parte, e l’ossimoro gli piaceva anche nel merito perché conciliava la verve culturale (era capace di leggere molti classici stranieri in lingua originale, e non gli dispiaceva ostentarlo) con l’anima popolare mai rinnegata.
Poliedrico nelle discipline raccontate con narrazione immaginifica e nello stesso tempo rigorosa sul piano linguistico (vinse anche vari premi giornalistici), spaziava dall’atletica, nella quale ebbe anche un ruolo al fianco del presidente Iaaf Nebiolo, al tennis, dal basket al baseball, dal nuoto al calcio.
Infatti chiuse la carriera con il meritatissimo score di due Olimpiadi consecutive vissute da inviato (con grande profitto della spedizione dell’Ansa e soprattutto dei lettori), lui che per molti anni in redazione aveva palesato il cruccio di non avere mai seguito una manifestazione multidisciplinare come i Giochi. Era dunque andato in pensione appagato e senza rimpianti, condizione – che aveva confidato a molti negli ultimi tempi – valeva in assoluto per la sua vita.
Lascia la moglie Franca e i figli Marta e Matteo, ai quali ha chiesto di essere salutato in forma privata solo dalla famiglia. (ansa)

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